03 novembre 2006

Leaf litter. Il popolo delle foglie.


Quanto sono importanti le foglie secche in natura?

Secondo gli ecologi tantissimo. Le foglie sono una quota importante della biomassa che entra in gioco negli ecosistemi acquatici (secondo Marshall stiamo intorno alle 5-7 tonnellate per ettaro all'anno di materia organica che si riversa nel rio Negro; principalmente sotto forma di foglie).
Al contrario degli ecosistemi terrestri, dove a farla da padrone sono le "catene del pascolo" contraddistinte da un'elevata produttività legata all'azione dei produttori primari autotrofi (piante), nei fiumi è più corretto parlare di "catena del detrito"  in quanto la produzione primaria legata ad alghe e macrofite acquatiche non è paragonabile ad altre realtà ecologiche, e dove, quindi, il materiale "alloctono" gioca un ruolo fondamentale nell'immissione di materia ed energia in un bioma, quello lotico (fiumi), che vede, almeno nei tratti iniziali un rapporto tra produzione e respirazione fortemente sbilanciato verso la seconda componente.
Oltre alla loro valenza "energetica" le foglie offrono ai pesci riparo, cibo (indirettamente) per loro e per gli avannotti, substrati per la deposizione e tutte quelle specie chimiche che entrano in gioco nella chimica dell'acqua (e.g. tannini e acidi umici).
Ma i vertebrati sono forse gli ultimi e meno importanti utlizzatori di questa fondamentale risorsa. Batteri, muffe, protozoi, crostacei, anelliidi, larve acquatiche di insetti; tutti partecipano al banchetto offerto da questi "banali" residui di vita dal mondo emerso.

E' ovviamente impossibile ricreare in acquario tutte queste situazioni ecologiche (tanto per dirne una, banale ma fondamentale, l'acquario non è un sistema lotico), anzi, a dir la verità, riuscire ad utlizzarle in maniera utile e soddisfacente non è semplicissimo. Più che altro è possibile giocarci un poco per quanto riguarda le interazione con i pesci.
Ecco la mia personale esperienza.

E' qualche anno, ormai, che uso foglie secche in acquario. Prima di far vedere qualche foto e fare qualche considerazione, una piccola premessa. Le foglie vanno raccolte a terra. Questo è importante perché la senescenza fogliare è un processo molto complesso regolato da ormoni specifici che comandano azioni specifiche da parte della pianta. Le piante non sono fesse, prima di "amputarsi" richiamano tutto quello che possono recuperare. Liquidi, sostanze nutritive, riciclano strutture cellulari per quanto possibile. Ciò che rimane, in soldoni, sono le componenti della parete che sono il primo passo verso le specie chimiche di cui sopra (tannini). Quindi una foglia secca reccolta a terra e non ancora decomposta (siamo fortunati, il nostro clima temperato ci permette di raccogliere le foglie anche dopo settimane dalla loro caduta, ai tropici, la degradazione ad opera di invertebrati, muffe e batteri è molto più veloce), ci permette di avere quello che ci serve:
 - resistenza meccanica (data dalla parete ancora "integra")
 - acidificanti naturali
- scarse concentrazioni di quelle sostanze che porterebbero ad un inesorabile marcescenza in acqua (situazione possibile con le foglie fresche e che porterebbe non pochi problemi in un sistema chiuso come un acquario).

Ovviamente non tutte le foglie sono adatte. Quelle che ho provato in questi anni sono state le foglie di faggio, quercia e olmo.

La prima volta usai foglie di faggio raccolte in una faggeta in provincia di Rieti. In quella vasca ospitai alcuni ciclidi nani che poco hanno a che fare con la lettiera in natura (M. ramirezi, A.borelli e A. panduro). A parte i M. ramirezi , che vivono in corpi idrici di savana e che quindi hanno pochissime possibilità di relazionarsi con una lettiera in natura, gli apistogramma presentano una certa variabilità nei biotopi in cui si sono specializzati. E A. borelli e A. panduro non sono di certo tra le specie specializzate a vivere tra le foglie. Ma da qualche parte dovevo pur iniziare, no?




Nella foto si vede la coppia di A. borelli "opal" sopra la lettiera. Per quanto mi riguarda le foglie di faggio sono, esteticamente, le più accattivanti. Rispetto a quelle di quercia e olmo decompongono più rapidamente formando una "melma" finissima. Purtroppo la foto è di pessima qualità (sono un pessimo fotografo, si vede?), e non si riesce ad apprezzare il tutto. Le femmine di apisto sono più propense ad "immergersi" nelle foglie, i maschi sono più riluttanti. Le foglie offrono la possibilità di avere microfauna sempre disponibile per i pesci. Ovviamente ciò dipende dal numero di pesci, dallo spessore della lettiera e dalla superficie della vasca. Ma è facile mantenere un certo numero di Copepodi, Ostracodi e microorganismi grazie all'uso delle foglie secche. Niente di eccezionale, ovviamente, e i pesci devono essere alimentati lo stesso. Ma questa microfauna mantiene "vigili" i pesci per quanto riguarda lo stanare il cibo vivo. Senza contare che offre qualche risorsa alimentare in più per gli avannotti.




Foglie di quercia. Rispetto alle altre queste vengono da più lontano. Me le ha mandate un amica olandese insieme a dei pesci. Ovviamente un albero di quercia non è difficile da trovare quindi vanno benissimo anche le foglie nostrane.
La decomposizione è molto più lenta, le dimensioni sono molto maggiori rispetto alle altre e anche le lumachine (le principali artefici della decomposizone meccanica), fanno fatica a "mangiarle". Viste le loro dimensioni è possibile fare uno strato più alto senza per questo usare migliaia di foglie. Sono quelle più usate soprattutto per i ciclidi nani e i labirintidi asiatici di piccole dimensioni. Sono un ottimo substrato per la deposizione per quelle specie più affini alla lettiera in natura (alcune specie di apistogramma e altri ciclidi nani sudamericani)






Le ultime che ho voluto provare sono state le foglie di olmo. Dopo la bollitura (d'obbligo per tutte le foglie che metterete in vasca), le ho messe nella vasca più grande. Un 80x40 che ospita un trio di Dicrossus filamentosus e un gruppetto di Carnegiella strigata. I Dicrossus sono, probabilmente, i più adatti a vivere tra le foglie. Lo suggerisce la forma del corpo, l'alimentazione (piccoli crostacei), i grandi occhi (in natura si alimentano maggiormente durante le ore crepuscolari) e i colori sgargianti del maschio in parata. I loro comportamenti in acquario denotano una certa confidenza con questa soluzione ambientale. Rovistano in continuazione tra le foglie e sotto di esse, e quando non sono convinti prendono con la bocca il lembo di una foglia e la sollevano. Una volta spostata iniziano a cercare i piccoli animaletti di cui si nutrono; con una precisione "chirurgica", grazie alla conformazione della bocca, riescono a predare anche i Cyclops più piccoli. E' un emozione vederli prendere con la forza foglie molto più grandi di loro.
Non so se questo è un comportamennto naturale e non ho la presunzione di considerare la vasca come un biotopo fedele. Ma, obiettivamente, le possibilità che offre un approccio diverso all'allevamento dei pesci sono infinite. Questa forse ne è la dimostrazione.

L'ultima esperienza è po' diversa. Ho usato foglie di mandorlo (Terminalia katappa). Non è un esperienza analoga. Non si possono tenere in vasca per molto tempo (massimo 3 settimane) e vengono usate per stimolare alla riproduzione le specie più delicate e per le uova più sensibili agli attacchi fungini. Purtroppo non ho foto da mostrare ma comunque non sarebbero state in topic.

Concludo questa mia piccola e poco autorevole esperienza con un paio di raccomandazioni. Come detto prima le foglie vanno raccolte secche; vanno fatte bollire (anche in acqua di rubinetto) per almeno 10 minuti; il filtro meccanico è sicuramente sottoposto ad un duro lavoro a causa della decomposizione delle foglie, quindi ricordatevi di pulirlo regolarmente; la melma che si forma non è tossica (forse ne riparlerò); sotto la lettiera ho sempre sabbia fine e nessuna pianta radicata, se mettete le foglie sopra un pratino vegetante in una vasca olandese/zen create solo problemi; quando cambiate l'acqua evitate l' effetto "Niagara Falls", sul fondo si alzerebbe una nube in modalità fallout nucleare;   la lettiera puo' essere "attivata biologicamente" con una serie di microorganismi che prepareremo a parte (ora non ho tempo ma ci tornero' sopra quando affrontero il tema "melma")

Le foglie secche non fanno miracoli e per certi versi sono anche scomode da gestire. Ma volete mettere la soddisfazione di poter osservare l'inafferrabile popolo delle foglie comodamente seduti a casa vostra?



Testi e articoli consultati:

Marshall et al. 2008. Autotrophic energy sources for Paracheirodon axelrodi
(Osteichthyes, Characidae) in the middle Negro River,
Central Amazon, Brazil. Hydrobiologia (2008) 596:95–103

Taiz L., Staiger E. Fisiologia Vegetale.
Piccin Editore

Fenoglio S., Bo T., 2009. Lineamenti di ecologia fluviale 
Città Studi Editore

1 commento:

  1. Concordo sulla tua ultia affermazione, poter osservare "il popolo delle foglie" è inappagabile. Ce poi da rimanere meravigliati nel tentare di scoprire "come" le bestioline sono finite nell'acquario.
    Da quanto ho potuto notare in genere tutti gli acquari in cui ho messo le foglie ne hanno tratto benefici. Nella vasca delle xenopus (o meglio xenovitelli)le foglie fanno da nascondiglio e migliorano la stabilità del sistema. Nelle due vasche adibite a pesci asiatici, combattenti, barbi ciliegia e Pangioho notato che gli ultimi ne hanno fatto il loro territorio di sosta/caccia/gioco. Ed è davvero simpatico vederli retti sulle pinne pelviche per "filtrare" con rapide aspirazioni lo zooplancton in sospensione.
    Ovviamente uso foglie di quercia prelevate vicino casa, alla faccia di chi pensa solo a lucrare o che il negozio di pesci sia indispensabile.

    Ciao

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